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Fisco, ai privati più incentivi con la fattura elettronica

Più che la riforma costituzionale, per Renzi vale la massima che fu di Clinton: «E’ l’economia, studipo». Nel primo anno di governo il premier ha aperto molti cantieri - dal Jobs Act alla riduzione delle tasse sulle imprese - ma è indietro su uno dei più importanti, benché mediaticamente meno spendibile: la riforma del fisco. La delega è stata approvata dal Parlamento a marzo dell’anno scorso, e finora hanno visto la luce solo tre dei molti decreti che promettono di attuarla. Come tutte le deleghe concesse dalle Camere c’è un tempo entro il quale procedere: con l’ultima proroga il governo ha tempo fino a giugno. Ora Renzi ha chiesto alla sua squadra di concentrare le energie su questo dossier. Lo staff degli economisti insediati a Palazzo Chigi ci lavora da un mese e mezzo. A questo si sta affiancando la riforma della tassa unica sulla casa, promessa ai Comuni per l’autunno. Martedì in Consiglio dei ministri approdano tre decreti: sulla internazionalizzazione delle imprese, sulla fatturazione elettronica fra privati, sull’abuso di diritto e la riforma delle sanzioni penali in materia fiscale. Questioni non sexy per il contribuente medio, fondamentali per chi fa impresa e per aumentare gli investimenti in Italia dei grandi gruppi stranieri.  


Fatturate digitale  

Il decreto che interessa il numero più alto di commercianti e imprenditori è quello che introduce la fatturazione elettronica facoltativa fra privati. È cosa diversa da quella che interessa le pubbliche amministrazioni (è diventata obbligatoria) e introduce alcuni incentivi per chi d’ora in poi sceglierà questa strada. Anzitutto verranno garantiti tempi rapidi a chi ha diritto rimborsi Iva: una vera e propria corsia preferenziale per ottenerli entro l’anno in cui maturano. Spariscono gli adempimenti introdotti con il cosiddetto spesometro, l’obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi e quello relativo alle operazioni con i paradisi fiscali. In sintesi: chi sceglie la fattura elettronica avrà meno obblighi e controlli.

 

Conciliate, se potete  

Il secondo decreto altro non è che il testo approvato a cavallo delle feste natalizie e poi ritirato per la polemica sulla presunta soglia «salva-Mediaset». La filosofia della riforma è la stessa di prima: ridurre la discrezionalità dell’amministrazione fiscale e far pagare più tasse a chi evade senza ingolfare i tavoli delle procure. Il testo è pronto, salvo che per un punto ancora oggetto di dibattito: se permettere o meno all’Agenzia delle Entrate di avere fino a otto anni per segnalare all’autorità giudiziaria le fattispecie penali in materia fiscale. La delega chiede che non si superi i quattro anni, fra i tecnici del Tesoro c’è chi avanza dubbi: ridurre quei termini a quattro anni significherebbe ridurre il gettito della voluntary disclosure, il provvedimento che permette di rimpatriare capitali pagando interessi e sanzioni. Il terzo decreto è dedicato alla internazionalizzazione delle imprese: introduce norme per spingere i grandi gruppi ad investire in Italia e viceversa, ad esempio contrattando un certo ammontare di tasse nei primi anni. 

Il catasto rinviato  

Slittano a giugno due questioni politicamente sensibili: la seconda parte della riforma del catasto, quella che modificherà i criteri sulla base dei quali si pagano le tasse sulla casa, e la modifica delle soglie di punibilità per chi evade, la già citata «soglia del 3 per cento», secondo alcuni scritta su misura per risolvere i guai di Mediaset. In entrambi i casi fonti di governo accampano ragioni contingenti: il primo perché più coerente con la riforma del contenzioso, uno dei decreti che verranno approvati a giugno, l’altro perché non ancora studiato con attenzione dalla squadra di Palazzo Chigi. Ma è evidente che Renzi ha ottime ragioni politiche per far slittare dossier così sensibili dopo le elezioni regionali. Sempre a giugno, oltre al via libera al nuovo catasto, dovrebbero essere approvati almeno altri tre decreti: la riforma del settore dei giochi, del processo tributario e di Equitalia. Per il governo il lavoro è molto, il tempo scarseggia.